Ebrei di Rodi. Eclissi di una Comunità. 1944-2024

Il progetto

Il sole è uno dei protagonisti dei ricordi dei rhodesli, fa da sfondo e illumina i loro racconti.

Con la discriminazione, la persecuzione e infine la deportazione ad opera di fascisti e nazisti, un’ombra cupa si abbatte sulla comunità ebraica di Rodi e Coo (Kos).

Da qui il concetto di eclissi, metafora di una presenza ebraica cancellata in poche ore ma che, a differenza di altre comunità, sopravvive altrove, dentro e fuori Rodi, oltre la Shoah, nelle tradizioni e nella memoria di una comunità oggi distribuita in diversi Paesi del mondo.

Il progetto è disegnato proprio su questo carattere diffuso: negli istituti coinvolti, nel tentativo di travalicare i confini linguistici e di aprire un canale diretto con i discendenti e con chiunque possa contribuire con documenti e ricordi a una ricerca tutt’altro che conclusa.

Attraverso un’installazione fisica e il portale digitale, entrambi interamente accessibili in lingua italiana e inglese, il progetto mira a una rappresentazione visiva, declinata in linguaggi diversi, dei risultati della pluriennale ricerca della Fondazione CDEC su fonti edite e inedite: documenti, fotografie, audiovisivi, memorialistica provenienti dall’archivio storico della Fondazione e dai più importanti archivi nazionali e internazionali.

L’obiettivo è quello di ricostruire l’identità di ciascuno dei 1.817 deportati, restituendo a ognuno di loro il nome, la data e il luogo di nascita, il nome del padre e della madre.

Nell’installazione temporanea, aperta a Milano dal 10 maggio al 2 settembre 2024, tale operazione viene simbolicamente affidata anche ai visitatori chiamati a completare una storia e una memoria altrimenti sfumate nei contorni e nella rilevanza che esse hanno nel nostro presente.

Dentro e fuori lo spazio fisico dell’installazione, il portale digitale offre strumenti e contenuti per approfondire questa vicenda da diversi angoli prospettici.

L'installazione

L’installazione è pensata in modo da evidenziare, a colpo d’occhio e in modo scenografico, l’alto numero di persone deportate, il loro nome, la loro età e il numero esiguo di sopravvissuti. È progettata per coinvolgere attivamente il pubblico, che attraversa, nella visita, un percorso di elementi verticali sospesi, tanti quanti furono i deportati e di lunghezza variabile, in base all’età raggiunta da ogni deportato al 23 luglio 1944.

L’installazione è concepita come un’esperienza immersiva e partecipativa, che avvicini il più possibile passato e presente, donne, uomini, anziani e bambini di ieri e di oggi, nel quadro di una storia che ci riguarda da molti punti di vista.

Da qui la scelta di realizzarla in modo volutamente incompiuto: senza il coinvolgimento diretto del visitatore o della visitatrice, essa rimane mera metafora di un evento sempre più lontano nel passato e dai contorni sfumati.

Ogni visitatore è dunque chiamato a contribuire, appendendo a uno dei fili disposti lungo l’installazione un cartoncino prestampato che rappresenta uno dei 1.817 deportati e che riporta il suo nome, la data e il luogo di nascita, il nome del padre e della madre. Sono i dati essenziali per poter identificare una persona nel corso della ricerca storica e in questa modalità il visitatore viene messo in contatto con il lavoro di ricostruzione.

I fili a cui i visitatori appendono i cartoncini hanno dieci lunghezze diverse, corrispondenti alle fasce d’età individuate nel gruppo dei deportati. In questo modo si vuole rendere immediatamente evidente quanti bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani furono deportati in quel medesimo giorno. I cordini più corti rappresentano le vite delle persone più giovani mentre quelli più lunghi quelle dei più anziani.

Tra le lunghezze anche una intermedia, per tutti coloro di cui non è nota la data di nascita e non è quindi possibile al momento stabilire l’età in cui sono stati deportati.

I cartoncini sono differenziati attraverso il colore per evidenziare l’impatto della Shoah su questa comunità: il bianco per tutti coloro che non sono tornati; per i 179 sopravvissuti il verde acqua, colore che rappresenta il mare, elemento caratteristico sia della vita sull’isola, sia della deportazione dell’ebraismo dai Possedimenti italiani dell’Egeo.

Quest’ultima, infatti, è una delle poche deportazioni che avviene, almeno in parte, via mare. Anche per questo si è voluto immergere l’installazione nel suono delle onde che, sfruttando le caratteristiche ambientali del Memoriale della Shoah, viene bruscamente interrotto dal frastuono provocato dal passaggio dei treni della Stazione Centrale di Milano.

Sul retro di alcuni cartoncini verde acqua si trova un QrCode che, inquadrato con il proprio cellulare, dà accesso a un breve video estratto dalle interviste realizzate dalla Fondazione CDEC nel quale i e le reduci raccontano con le proprie parole, i gesti e la voce, una vicenda particolare della propria storia.

Alla fine del percorso, una selezione di filmati storici e di contenuti audiovisivi legano la vicenda degli ebrei di Rodi alla storia d’Italia, al Fascismo e alle vicissitudini degli ebrei deportati dalla Penisola.

Il portale digitale

Il portale online è costruito per offrire uno spazio di approfondimento permanente che integra e arricchisce la fruizione dell’installazione, durante e oltre la sua apertura. L’obiettivo è incentivare, su scala internazionale, la conoscenza della deportazione degli ebrei dai Possedimenti italiani dell’Egeo attraverso contenuti pensati per pubblici diversi.

Attraverso il Monumento si è voluto creare uno spazio commemorativo, dove far confluire i risultati della ricerca documentale, in modalità che permettano, al contempo, eventuali aggiornamenti provenienti dallo sviluppo della ricerca.

Il portale, infatti, è pensato come un luogo che può essere esteso e arricchito continuamente, un luogo di interazione con gli utenti che possono segnalare, attraverso l’apposito strumento per il Crowdsourcing, nuovi documenti e dati rilevanti per la ricerca.

Attraverso lo spazio per la Ricerca Avanzata, si è voluto mettere a disposizione uno strumento per ricercatori, studenti, discendenti e appassionati di storia che vogliano conoscere il destino di un singolo deportato oppure avere il statistico derivato dal lavoro di sintesi e di sistematizzazione dei dati svolto dalla Fondazione CDEC.

La sezione dedicata al Contesto Storico è pensata per dare le coordinate principali della vicenda degli ebrei deportati dai Possedimenti, in una formula schematica e resa più immediata dall’inserimento di fonti fotografiche, scritte e audiovideo.

Crediti

EBREI DI RODI
ECLISSI DI UNA COMUNITÀ
1944 - 2024

Un progetto di

A cura di
Sara Buda e Daniela Scala

Consulenza storica
Liliana Picciotto

Art direction
Sara Radice

Sviluppo web
Fabio Sturaro

Comunicazione
Talia Bidussa
Jasmine Ferrario Sardi

Ufficio Eventi
Matteo Lanuzza

Traduzioni di
John Young

Contributi video
Archivio Storico Istituto Luce
Ruggero Gabbai e Chiara Passoni per Forma International
Marcello Pezzetti

Con il contributo economico di
Ester Menascé Fintz
Samuele Menasce

In collaborazione con

In partenariato con

Fondazione Museo della Shoah, Roma

Rhodes Jewish Historical Foundation, Los Angeles

Jewish Museum of Rhodes, Rodi

Yad Vashem Archives, Gerusalemme

Con il patrocinio di

Comune di Milano

Milano memoria

Ministero della Cultura

Unione delle Comunità Ebraiche Italiane UCEI

Sulla base della ricerca sui deportati ebrei dall’Italia, della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, guidata da Liliana Picciotto con la collaborazione di Alberta Bezzan.

In ricordo di Ester Menascé Fintz

La Fondazione CDEC ringrazia

Silvia Angelini, Viareggio
Jacqueline e Myriam Benatar, Bruxelles e Gerusalemme
Alessandra Borgese, Milano
Laura Brazzo, Milano
Manuela Buaron, Milano
Murilo Cambruzzi, Milano
Giovanni Carrada, Roma
Marco Clementi, Milano
Ornella Coen, Milano
Carmen Cohen, Rodi
Nehama Cordoval, Roma
Angelo Da Fano, Perth
Irene De Francesco, Milano
Simonetta Della Seta, Gerusalemme
Richard Di Castro, Roma
Marco Di Porto, Roma
Micaela Felicioni, Roma
Enrico Franco, Milano
Davide Alberto Galante, Roma
Deborah Galante, Roma
Luisa Rebecca Galante, Roma
Aron Hasson, Los Angeles
Natalia Indrimi, New York
Federico Limonta, Milano
Fabio Lopez, Milano
Andrea Mazzarella, Milano
Colette Menasce, Montreal
Sara Menascì, Roma
Vanda Maestro, Milano
Iael Nidam-Orvieto, Gerusalemme
Jonathan Pieri, Lucca
Claudia Restis, Atene
Fabio Riveruzzi, Roma
Anna Saralvo, Milano
Francesco Scalora, Padova
Marco Soria, Milano
Giovanni Steinwurzel, Milano
Claudia Terracina, Roma
Matteo Zannoni, Roma

Il Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’Arte, del Cinema e della Musica dell’Università di Padova – Progetto dell’Archivio informatizzato del giornale quotidiano “Il Messaggero di Rodi”.

L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca.

I collaboratori della Fondazione CDEC e del Memoriale della Shoah di Milano, gli Amici del CDEC e tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione del progetto.

Per esplorare il monumento

I nomi, elencati in ordine alfabetico, sono suddivisi in 10 fasce orizzontali corrispondenti all’età raggiunta al 23 luglio 1944 per comprendere la composizione demografica della comunità: 0-9 anni | 10-19 anni | 20-29 anni | 30-39 anni | 40-49 anni | 50-59 anni | 60-69 anni | 70-79 anni | 80-89 anni | età non conosciuta.

Coloro che sono sopravvissuti alla deportazione sono indicati con un colore diverso, allo scopo di evidenziare il loro esiguo numero.

Tramite lo strumento di zoom è possibile avere un’immagine più ampia del numero di persone deportate e avvicinarsi fino a distinguere ogni nome.

Usare i pulsanti + / – per lo zoom e scorrere lateralmente usando le frecce o facendo swipe.

Posizionarsi su un nome così da far apparire la scheda sintetica con i dati principali della persona: il tasto “scopri di più” permetterà di accedere alla pagina dedicata al nome selezionato.

La funzione di ricerca, indicata con la lente di ingrandimento, consente di inserire il nominativo cercato, che verrà quindi evidenziato sul Monumento.