Tra aprile e maggio, l’esercito del Regno d’Italia occupa le isole del Dodecaneso, fino ad allora possedimento dell’Impero turco, quale esito della cosiddetta campagna di Libia, o guerra Italo-Turca, che vedeva le due potenze impegnate dal 1911 per la conquista delle regioni nordafricane della Cirenaica e della Tripolitania.
Nel quadro delle trattative di pace seguite alla Prima guerra mondiale, il Dodecaneso viene definitivamente riconosciuto quale possedimento del Regno d’Italia, posto sotto il controllo del Ministero degli Esteri e gestito da un governatore che vi esercita la sovranità italiana.
Diplomatico di carriera ed ex direttore per gli affari europei del Ministero degli Esteri, Mario Lago rappresenta lo sforzo fascista di riorganizzare la vita a Rodi in linea con la modernizzazione già in atto sulla Penisola. Il suo governatorato è caratterizzato dal dialogo con i rappresentanti delle comunità musulmana, ebraica e greca.
Arnold Genthe, Ritratto del Governatore Mario Lago, 1929 (Genthe, Arnold, 1869-1942, photographer, CC0, da Wikimedia Commons)
Ai cittadini dei Possedimenti del Dodecaneso viene data la possibilità di optare per una cittadinanza italiana detta “piccola cittadinanza” o “cittadinanza egea”, poiché non include diritti politici e non permette di assumere impieghi statali, mentre lascia la possibilità di arruolarsi nell’esercito. Affascinati dalle novità portate dagli occupanti, molti membri della comunità ebraica scelgono di divenire cittadini italiani. Tale scelta ne determinerà il triste destino nella complessa organizzazione nazista dello sterminio ebraico.
Fondato dalle autorità fasciste, in collaborazione con gli organi ebraici italiani, il Collegio ha lo scopo di formare nuovi rabbini per le aree dei Balcani e l’area del Mediterraneo orientale. Vi insegneranno rabbini di grande caratura, tra cui i più noti sono Aldo Lattes e Riccardo Pacifici. Il Collegio rimane attivo fino al 1937, quando, per mancanza di fondi, ne viene interrotta l’attività in un contesto in cui le leggi antiebraiche del 1938 ne avrebbero definitivamente impedito la ripresa.
Veduta della terza sede del Collegio Rabbinico Convitto, ubicata nella città nuova di Rodi, dove l’istituzione si trasferì nel 1932. La sede si trovava fuori dalle mura della città vecchia, sulla costa occidentale dell’isola, in località Brussali (Archivio Fondazione CDEC, Fondo Menascé Fintz Ester)
Viene nominato Governatore dell’isola Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, uno dei protagonisti della Marcia su Roma ed ex Ministro dell’Educazione, uomo molto vicino a Mussolini. Una svolta importante per la Comunità ebraica rodiota che inizierà a subire le prime vessazioni.
Attraverso il «Messaggero di Rodi», organo di stampa del regime fascista, anche nel Dodecaneso viene avviata la campagna antisemita. In settembre entra in vigore il decreto di espulsione per tutti gli ebrei definiti “stranieri” e progressivamente, nonostante le rassicurazioni, le leggi antiebraiche vengono estese a tutti gli ebrei dei Possedimenti italiani.
Copia della carta d’identità del “cittadino egeo” Violetta Turiel, emessa a Rodi il 4 ottobre 1943 e rilasciata dal Comandante Ferdinando Mittino, a capo del Gruppo dei Carabinieri Regi del Governo delle Isole italiane dell’Egeo. Sul documento è apposto il timbro con la scritta “di razza ebraica”. (Archivio Fondazione CDEC, Fondo Menascé Fintz Ester)
Secondo il Regolamento per la formazione e la tenuta del registro della popolazione di ogni religione nei municipi dei Possedimenti, vengono diramate tramite il «Messaggero di Rodi» le indicazioni per un nuovo censimento, dove compare il termine “razza”. Le autorità fasciste ottengono così informazioni dettagliate su 1.952 ebrei residenti nel comune di Rodi.
Con l’entrata in guerra a fianco della Germania nazista, il Governo italiano dirama l’ordinanza per l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei considerati “stranieri”. A Rodi viene quindi aperto il campo di internamento di S. Giovanni, dove vengono rinchiusi principalmente i naufraghi del “Pentcho”, una delle imbarcazioni con cui profughi ebrei cercano di raggiungere la Palestina mandataria. Nel marzo 1942, gli ebrei internati vengono trasferiti al campo di Ferramonti di Tarsia, in Calabria, dove la maggioranza sfugge alla deportazione grazie all’arrivo delle truppe Alleate.
Come nel resto dei territori italiani, dopo la firma dell’Armistizio tra Italia e potenze Alleate, i tedeschi occupano il Dodecaneso. Presenti sull’isola già da gennaio per scongiurare un attacco Alleato, al momento dell’Armistizio i soldati tedeschi a Rodi sono circa 8.000, a fronte di un contingente italiano di circa 35.000 soldati. Dopo alcuni combattimenti, l’ammiraglio Inigo Campioni, Governatore dei Possedimenti dal luglio 1941, ordina la resa per timore di gravi ripercussioni. A Coo e a Lero gli italiani decidono di continuare a combattere, andando incontro a sconfitta.
Avviati con l’entrata in guerra dell’Italia, i bombardamenti Alleati colpiscono sempre più duramente Rodi. Il primo giorno di Pesach del 1944, la Juderia è colpita da uno dei più pesanti bombardamenti, che causa la morte di numerosi componenti della comunità ebraica e la distruzione di una parte consistente degli edifici del quartiere.
Un’impressionante documentazione degli obiettivi contro i quali si accaniscono gli aviatori britannici, “Giornale Luce” del 9 ottobre 1941 (Archivio Istituto LUCE).
Con l’Ordinanza n. 29, pubblicata sul «Messaggero di Rodi» del 16 luglio 1944, agli ebrei dell’isola viene imposto il trasferimento nei comuni della Città di Rodi, Trianda, Cremastò e Villanova.
Rivolto prima agli uomini sopra i 15 anni e, dopo 24 ore, anche a donne e bambini, un ordine perentorio prescrive ai membri della comunità ebraica di presentarsi al Comando dell’Aviazione italiana: gli uomini muniti di carte di identità e permessi di lavoro; le donne, con gli effetti personali ed eventuali oggetti di valore. Tutti coloro che rispondono all’appello vengono arrestati. Solo i 42 ebrei che avevano mantenuto la cittadinanza turca vengono rilasciati, grazie all’intervento del console della Turchia, Paese neutrale durante il conflitto.
L’intera comunità ebraica viene condotta a piedi verso il porto commerciale, in una città resa deserta da un falso segnale d’allarme aereo. Oltre 1.700 persone vengono rinchiuse nelle stive asfissianti di tre imbarcazioni per il trasporto animale. Il convoglio navale si ferma anche a Coo, dove vengono imbarcati gli ebrei arrestati nelle ore precedenti. Dopo numerosi giorni di navigazione i deportati giungono al porto del Pireo di Atene e da qui portati alla prigione di Haidari, a nord della città, dove le guardie tedesche scatenano ogni violenza su adulti e anziani, causando ulteriori morti.
Intervista a Stella Franco, Dora Scemarià e Rachele Cohen di Liliana Picciotto, Gerusalemme, 10 marzo 1992, Fondazione CDEC, Archivio della Memoria.
Trasferiti alla stazione di Atene i sopravvissuti alla prima parte del viaggio vengono stipati su carri piombati destinati al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Dopo un viaggio di quasi un mese, gli ebrei deportati dalle isole italiane dell’Egeo giungono ad Auschwitz-Birkenau. Più di mille persone vengono mandate immediatamente alle camere a gas.
Tra coloro che entrano nel campo, si salveranno solo 179 persone.
Intervista ad Alberto Israel di Marcello Pezzetti, Bruxelles, s.d., Fondazione CDEC, Archivio della Memoria.
Il portale è parte del progetto “Ebrei di Rodi. Eclissi di una comunità 1944-2024” che presenta la ricerca pluriennale della Fondazione CDEC sulla deportazione ebraica dai Possedimenti italiani dell’Egeo, in occasione del suo 80° anniversario.
Un progetto:
Main partner:
Partner:
Yad Vashem
Archive
Technical partner:
Patrocini:
I nomi, elencati in ordine alfabetico, sono suddivisi in 10 fasce orizzontali corrispondenti all’età raggiunta al 23 luglio 1944 per comprendere la composizione demografica della comunità: 0-9 anni | 10-19 anni | 20-29 anni | 30-39 anni | 40-49 anni | 50-59 anni | 60-69 anni | 70-79 anni | 80-89 anni | età non conosciuta.
Coloro che sono sopravvissuti alla deportazione sono indicati con un colore diverso, allo scopo di evidenziare il loro esiguo numero.
Tramite lo strumento di zoom è possibile avere un’immagine più ampia del numero di persone deportate e avvicinarsi fino a distinguere ogni nome.
Usare i pulsanti + / – per lo zoom e scorrere lateralmente usando le frecce o facendo swipe.
Posizionarsi su un nome così da far apparire la scheda sintetica con i dati principali della persona: il tasto “scopri di più” permetterà di accedere alla pagina dedicata al nome selezionato.
La funzione di ricerca, indicata con la lente di ingrandimento, consente di inserire il nominativo cercato, che verrà quindi evidenziato sul Monumento.